PARTE II
Nel nostro primo articolo (lo trovate a questo link) abbiamo visto quali sono le motivazioni per le quali è da escludere che Hideo Kojima realizzi, almeno in un prossimo futuro, un nuovo capitolo della saga Metal Gear: il fatto che egli non detenga la proprietà intellettuale del brand e la sua volontà di distaccarsene in maniera netta.
In questo articolo vedremo invece cosa della teoria proposta da The Tomb Portable non torna. Se ancora non li aveste visti postiamo i video qui di seguito, in maniera che possiate approfondire e farvi una opinione autonoma, per correttezza professionale e completezza d’informazione. Vi consigliamo la visione prima di procedere nella lettura Mettetevi comodi e preparate i pop-corn.
Forse qualcuno di voi, guardando i video avrà provato una sensazione di dejavù. Sembra di essere tornati infatti ai tempi di Python e Selkan, i due fratelli maltesi che in ogni loro video proponevano qualcosa come “Personaggio_X è in realtà Gray Fox”.
Ma andiamo con ordine partendo dalla “rivelazione” finale che è la chiave di tutta la teoria: tutto ciò che è successo a partire dallo sviluppo di Metal Gear Solid V (inteso nel suo insieme di GZ e TPP) è stato programmato a tavolino. L’uscita in due parti, la cesura di The Phantom Pain, il licenziamento di Kojima, Survive e le Pachislot, tutti stratagemmi per distrarre il pubblico e indignarlo in maniera che nessuno cercasse gli indizi che rivelerebbero in realtà il più grande salto mortale nel marketing mai effettuato.
Questo primo fondamentale assunto, da solo, rivela già tutta la fragilità della teoria proposta. La smonteremo utilizzando i fatti e la logica.
Punto primo: le origini giapponesi di Hideo Kojima e Konami. Quanti di voi hanno sufficiente conoscenza della cultura giapponese sanno che nella terra del Sol Levante si tende a dar risalto al lavoro di gruppo, la magnificazione dei “solisti” è un concetto di derivazione occidentale e della tendenza nella nostra cultura, a creare dei Divi da osannare.
Si tratta certo di una generalizzazione ma utile a comprendere come Konami, in quanto azienda, mal sopporterebbe di fare la parte della “cattiva” con l’unico scopo di magnificare il lavoro di uno dei propri (ex-) dipendenti. Si tratterebbe di una sottomissione totale e incondizionata al volere di un singolo designer che, per quanto bravissimo, non è l’unico elemento di valore che sia mai passato sotto Konami.
Significherebbe allo stesso tempo lasciare che gli introiti derivanti dal settore videoludico dipendano esclusivamente da un unico brand mentre chi ha vaghe conoscenze di economia sa che è buona norma sempre attuare delle diversificazioni e valorizzare tutta la gamma di prodotti. Una mossa di marketing così orchestrata avrebbe già condannato per sempre Konami che, solo agli occhi dei fanboy meno accorti, avrebbe commesso un suicidio. Nessuna azienda di questo pianeta arriverebbe a rischiare tanto solo per creare un po’ di clamore.
Inoltre va considerato che eseguire delle mosse di “depistaggio”, accecare i fan, e poi disseminare indizi per tutto il web rappresenterebbe un controsenso non di poco conto. Giustificare il tutto asserendo che volontà dell’azienda e dell’autore fosse quella di ridurre il numero dei partecipanti alla “caccia al tesoro” assumerebbe una sua logica solo nel caso di una vera ricompensa per tali Muckracker della rete: che sia l’assunzione perpetua, una copia omaggio del gioco, o un modestissimo certificato (se avete completato il pokédex ai tempi di Rosso e Blu capirete il riferimento) deve esserci qualcosa che giustifichi questa ricerca che altrimenti sarebbe fuffa.
Dopo avere visto come la conclusione a cui è arrivato il nostro youtuber sia priva di fondamento analizziamo un po’ il percorso.
Il metodo di “indagine” è un perfetto sunto della teoria del numero 23 (vi invitiamo a vedere l’ottimo film di Jim Carey) cioè la manipolazione degli elementi a disposizione in modo che, combinati tra loro, essi restituiscano il risultato sperato. È un metodo fatto di forzature, inversioni dei fattori causa ed effetto e anche un pizzico di ignoranza.
Alcuni esempi: il fantomatico Main Title MGS Zero è stato ricavato alterando in maniera arbitraria il logo Bridges senza utilizzare un particolare criterio o delle istruzioni che giustificassero la manipolazione così effettuata.
I riferimenti cinematografici visti in Snake Eater diventano nei video proposti dei gatti di Shroedinger, essi sono ispirati da, e ispirazioni per, il lavoro di Kojima. Il loro valore in termini di “anticipazione” su Death Stranding è poi basato su legami deboli e molto vaghi.
Ancora; l’analisi del mondo social dove tutto il lavoro dell’artista digitale Murat Pak viene considerato come a uso e consumo di questa speciale formula di marketing. Tale punto in particolare ha suscitato ilarità durante la visione; viene analizzato il profilo twitter META PROPHET il quale condivide quotidianamente citazioni cinematografiche Per quanto sia vero che il cinema sia la passione di Kojima e che quindi questo particolare profilo potrebbe avere un senso, il tweet che ha “attirato l’attenzione” dello youtuber recita <<The Boss’s Husband just playin a little game with you>> presentato quasi come una prova incontrovertibile che in Death Stranding ci sarà The Sorrow ma - in realtà - basta fare una ricerca rapidissima su Google per scoprire che la frase è stata pronunciata da una gatta di nome Duchessa in un film del 1995 “Babe maialino coraggioso”.
Fin qui abbiamo trovato prove inconfutabili solo della cieca speranza (o del bieco troll, sta a voi decidere a quale delle due credere) di un utente attivo sul tubo da 5 anni durante i quali ha caricato 72 video, compresi quelli di cui abbiamo trattato. Una media di 13 l’anno, poco più di uno al mese. Occupandosi principalmente di gameplay di Assassin's Creed e Gta V.
L’utente aveva già proposto nei mesi addietro un’altra teoria riguardante Death Stranding: ovvero che il bambino visto nei tre trailer fosse in realtà Sam rteoria poi rinnegata con questi nuovi video nel momento in cui ha supposto che si trattasse invece di Revolver Ocelot. Altra nota curiosa – che fa propendere per l’ipotesi che si tratti di un troll ben orchestrato - è l’incredibile impennata di visualizzazioni raggiunta da questi video rispetto ai precedenti. Non ci resta che bollare tutto come un colossale fake dal quale in tanti si sono lasciati abbindolare, accecati dalla speranza di rivedere sotto il titolo Metal Gear la dicitura “A Hideo Kojima Game”
Ma non abbiamo ancora finito. L’ultima parte di questo articolo verrà rilasciata dopo gli E3, seguiremo l’evento californiano per scoprire qualcosa di nuovo. Il rischio (basso) è quello di venire smentiti clamorosamente. Se così fosse saremo i primi ad ammetterlo.