Hideo Kojima: "Non ho nessun rimpianto"

Il game designer torna a parlare di sé e dei suoi progetti in una intervista rilasciata a Simon Parkin per il magazine Edge di cui riportiamo alcuni degli stralci più interessanti.

 


 

 

“Non tendo ad avere rimpianti o a ripensare a cosa vorrei cambiare del passato. Tutto accade per una ragione.” Chiarito subito questo punto, Kojima ha potuto parlare del suo ultimo anno: “Quando stavo ancora lavorando a MGS V c’era una grande pressione per finire il gioco. Ero completamente catturato in quell’atto di creazione. Dopo me ne sono andato, per mettere in piedi una nuova compagnia e per pensare a cosa sarebbe venuto successivamente. Dovevo tirare fuori un’idea nuova. Non c’è stato uno stacco o una pausa. Immagino che questo stato di attività mi abbia permesso di andare avanti, un costante concentrarsi sul creare. Senza quello, avrebbe potuto essere molto più dura per me.”

In merito al suo nuovo modo di lavorare:

“Di solito, quando finisco un grosso progetto, tutti i membri del team prendono un lungo periodo di vacanza. Durante quel periodo mi prendo del tempo per pensare a quali potrebbero essere i miei nuovi progetti. Ho bisogno di lavorare da solo durante questa fase di preparazione ed ha sempre funzionato bene in passato. Con questo nuovo progetto (Death Stranding ndr) questo processo è stato compresso. Ancor prima che il nuovo studio avesse computer ed altri strumenti io e Yoji Shinkawa abbiamo iniziato a disegnare le idee che avevamo […] alcune venivano fuori istintivamente, Death Stranding è un nuovo titolo, quindi quando devo progettare o immaginare qualcosa non sono legato a nulla perché non è un sequel. Sono più libero ma il processo di creazione non è poi così diverso dal modo di lavorare che ho sempre avuto, testo le teorie dentro la mia testa, subito dopo le butto giù e le ricostruisco da capo.”

 


 

 

Il game designer parla anche dello Humor posto in ogni videogioco da lui creato: “Quando aggiungi qualcosa di divertente e cambi l’atmosfera pesante crei diverse onde di emozioni e sentimenti, così il giocatore può continuare a giocare e rigiocare. Ma, quando il giocatore ha finito, voglio che realizzi che c’era un messaggio dietro ciò che ha provato.”

 

Proprio questi messaggi sono una parte essenziale del lavoro di Kojima: “Per me è importante che i giochi non siano soltanto divertenti. Voglio che trasmettano un messaggio, un contenuto, qualcosa che il giocatore possa prendere e riutilizzare. Detto questo, non credo che tutti i giochi abbiano bisogno di essere così. Tutto dipende dal creatore.”

 

In merito al tipo di lavoro nella sua nuova compagnia: “Non devo presenziare a meeting che nulla hanno a che vedere con ciò che sto facendo. Questo mi fa stare davvero meglio. Non voglio fare di questa compagnia una grande azienda. In questo momento difficile voglio fare un grande gioco.”

 


 

 

Nonostante sia una delle persone più in vista di tutto il panorama videoludico, Hideo non si considera una celebrità, nonostante spesso venga trattato come tale: “Sono una persona normale. David Bowie era una star. Io sono una persona che fa cose, ogni tanto, insieme alle star. Si tratta di una situazione diversa. Penso a me stesso più come ad uno scrittore. Quando si parla di libri, i romanzi di solito sono più celebri dei romanzieri stessi.”


Fonte: KojiPro.Be


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Roberto "Otacon" Minasi
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Ha provato ad unirsi al circo all'età di 4 anni. Scartato perchè troppo qualificato si è rifugiato nei videogame passando dal SEGA Master System allo Snes al Game Boy per approdare infine al mondo PlayStation. Appassionato di MGS da quando aveva nove anni, adesso gioca a fare il giornalista con scarsi risultati. Dategli un caffè e vi solleverà il mondo.

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