Le dichiarazioni riportate nell'articolo non sono ufficiali, nè da ritenersi esaustive sulla vicenda in questione.
Il "crack" tra Hideo Kojima, il creatore della serie Metal Gear Solid, e la softwere house Konami, quella che ha prodotto e investito sulla saga di Metal Gear Solid, ha terminato una collaborazione durata molti anni senza che ci fosse spiegato effettivamente il perchè. Il web si è riempito di numerose ipotesi, dalle voci di corridoio alle dichiarazioni flebili e imprecise di alcuni addetti ai lavori.
Il puzzle è giunto a formare quest'immagine: Kojima Productions non è più una costola di Konami e ha perso anche la propria identità, Konami continuerà a sviluppare giochi targati MGS e Hideo Kojima stringe alleanze con registi famosi.
Uno scenario che sembra scritto da G.R.R Martin (l'autore de Il Trono di Spade), ricco di sottotrame e fatti non ancora svelati. Oggi vi parliamo dell'intervista che il programma radiofonico podcast "Codec" ha effettuato con la compositrice della serie: Rika Muranaka.
Da questa chiacchierata trapelano indiscrezioni (assolutamente non confermate) riguardo lo stipendio percepito da Hideo Kojima per il suo lavoro in Konami. Il game designer sarebbe stato pagato con una somma preventiva, non sulla base dei profitti ottenuti dalle vendite del gioco uscito.
Certamente uno come Kojima, che ha il merito di aver fatto incassare ingente capitale, non avrà ricevuto spiccioli. Nel continuare l'intervista, Muranaka ci parla di quello che effettivamente è sia un pregio che un potenziale difetto di Kojima: i lunghi tempi di sviluppo. Sappiamo tutti la cura maniacale che Kojima spende sulle proprie opere, soprattutto in questo Metal Gear Solid V: The Phantom Pain che girerà col nuovo motore grafico Fox Engine, tanto da spremere i finanziamenti oltre il limite; in pratica attingere a risorse enormi dell'azienda con lo stipendio già in tasca, a prescindere dai risultati ottenuti.
Solo che Konami non aveva intenzione di investire tutto il tempo e il denaro sulla fisica iperealistica delle foglie ondulate dal vento nel deserto afghano, sulle feature e le chicche d'autore, e questo potrebbe essere un motivo concreto della rottura con uno dei suoi più validi impiegati.
Kojima è un perfezionista, per lui il risultato deve essere il migliore possibile, quello che lui ha in mente. Noi giocatori ne abbiamo fatto le spese aspettando per anni e Konami ne ha fatto le spese liquide.
Le cose sono due: o Kojima è il figliolo sprecone che butta via i soldi di papà Konami per i suoi vizi, oppure Konami ha deciso che non vale la pena investire tutto su un solo, enorme, progetto e vuole dedicarsi ad attività meno esose e più remunerative, come il mercato mobile.
Dove andremo a finire dopo The Phantom Pain?
Fonte: destructoid.com
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