Rivoluzione cubana

In base all’Emendamento Platt del 1901, Cuba diventa di fatto un protettorato degli Stati Uniti. Soprannominata “cortile d’America”, a Guantanamo, una città del sud-est sul mar dei Caraibi, viene inaugurata una base delle forze armate statunitensi.
Dopo la Seconda guerra mondiale, con un colpo di stato militare sale al potere il dittatore Fulgencio Batista. In cambio di politiche filoamericane e confidando sui finanziamenti statunitensi, rafforza la propria dittatura. Ben presto però alcuni studenti e organizzazioni di sinistra danno vita a un movimento di opposizione a Batista.
Nel 1953, un gruppo di ribelli guidati dall’avvocato Fidel Castro e da suo fratello, Raul Castro, attacca le truppe governative. L’attacco a sorpresa fallisce e i ribelli vengono catturati, ma più tardi riparano in Messico, dove incontrano l’argentino Che Guevara che si unisce a loro per dare inizio a una guerriglia contro le truppe governative cubane, fino a occupare la capitale Avana nel 1959.
Castro stabilisce un regime rivoluzionario, segnando così la vittoria della rivoluzione cubana.
Ben presto Cuba assume un atteggiamento polemico riguardo ai capitali americani che non viene raccolto dai Presidenti americani Eisenhower e Kennedy.
Castro si avvicina all’unione sovietica e si converte rapidamente al socialismo. Il regime rivoluzionario viene epurato dalle ex fazioni filoamericane.
Nel 1960, gli Stati Uniti impongono un embargo commerciale su Cuba e troncano i rapporti diplomatici.

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